Clan Bonavota. Presunto “boss” torna libero, il Gip non canvalida il fermo

Vibo Valentia Cronaca

Il presunto boss del clan Bonavota torna in libertà e in quattro, invece, restano in carcere. Questo quando deciso nel corso delle udienze di convalida degli arresti eseguito nel corso dell'operazione antimafia eseguita mercoledì scorso contro l’omonimo clan di Sant'Onofrio, considerato uno dei più pericolosi dell’area del Vibonese, con interessi anche a Roma, ed a cui gli inquirenti ritengono di di aver inferto un duro colpo azzerandone i vertici.

Pasquale Bonavota, 42 anni, è tornato difatti a piede libero proprio nella Capitale dove il Gip del tribunale non ha infatti convalidato il fermo di indiziato di delitto emesso a suo carico dalla Dda di Catanzaro: l’accusa nei confronti del presunto "capo società" era di associazione mafiosa con l'aggravante di aver diretto il clan.

Secondo il magistrato romano non ci sarebbero gli estremi per ravvisare il pericolo di fuga dato che il 42enne, avrebbe potuto fuggire non appena appreso dalla stampa della possibile collaborazione con la giustizia di Andrea Mantella, cosa che avrebbe portato a evidenti conseguenze per il clan.

La gravità indiziaria a suo carico poggia difatti sulle dichiarazioni di Mantella, che lo accusa di essere uno dei mandanti degli omicidi di Raffaele Cracolici e Domenico Di Leo. Per il Gip capitolino, dunque, “la chiamata in correità del Mantella non sembra provvista degli adeguati riscontri individualizzanti con riferimento alla posizione di Pasquale Bonavota”. Come a dire che gli elementi raccolti dagli investigatori non sarebbero sufficienti per imputargli un contributo concorsuale nei due delitti.

Per Domenico Bonavota, 37 anni, considerato il “capo militare” della Cosca; Onofrio Barbieri, 36 anni, e Giuseppe Lopreiato, 22, anche loro di Sant'Onofrio, il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ha invece convalidato il fermo della Direzione distrettuale antimafia emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Resta lo stesso in carcere, poi, Domenico Febbraro, 23 anni: pur non essendo stato convalidato il suo fermo è stato raggiunto da un’ordinanza del gip del capoluogo calabrese che ha trasferito gli atti al collega competente della Distrettuale di Catanzaro che, entro 20 giorni, dovrà a sua volta pronunciarsi su una nuova richiesta di arresto.