La Consulta “boccia” la legge elettorale, Wanda Ferro in Consiglio regionale

Calabria Attualità
Wanda Ferro vota alle Regionali

Rientrerà nel consiglio della Regione Calabria Wanda Ferro: a stabilirlo la Corte Costituzionale (presidente Paolo Grossi, redattore Giuliano Amato, cancelliere Roberto Milana) che ha sancito l’illegittimità di quella parte della legge regionale che impediva al miglior candidato presidente sconfitto di ottenere un seggio nel consiglio regionale.

Viene inoltre sancita la legittimità delle elezioni del Consiglio regionale della Calabria. “Non abbiamo mai avuto dubbi sulla legittimità dell'esito elettorale - ha commentato il governatore Oliverio - ed ora l'autorevole legittimazione della Corte Costituzionale restituisce maggiore vigore al nostro diuturno impegno per lo sviluppo della Calabria. Ora il TAR dovrà decidere a quale dei Consiglieri regionali dovrà subentrare Wanda Ferro, candidata non eletta a Presidente, cui comunque rivolgo gli auguri di buon lavoro”.

La Ferro si era rivolta alla Corte costituzionale dopo la vittoria del presidente Oliverio. La Consulta, oltre a stabilire l’illegittimità di una parte della legge, ha eccepito anche che la la stessa legge elettorale era stata approvata il 12 settembre del 2014 mentre il Consiglio era in regime di prorogatio in seguito alle dimissioni dell’allora presidente Giuseppe Scopelliti.

LE REAZIONI

"Sono felice per la sentenza … che riconosce i diritti di Wanda Ferro, che potrà entrare a fare parte del Consiglio regionale della Calabria, come sarebbe stato giusto fin dal primo momento in ragione del consenso ottenuto”. Lo ha affermato il senatore Maurizio Gasparri esortando ora il Tar “ad attuare con immediatezza la sentenza della Corte, ponendo fine nel giro di giorni e non di settimane a questa lesione della democrazia”.

"Non posso che esprimere grande felicità” afferma Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza. "Oggi – aggiunge - ha vinto la democrazia insieme alla caparbietà di una donna che ha portato avanti per due anni una battaglia in nome della trasparenza e del consenso popolare”.