Traffico e spaccio di droga, 13 arresti: scacco alla cosca Acri-Morfò

Catanzaro Cronaca

È scattata stamani all’alba un’operazione, eseguita congiuntamente dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Catanzaro e dagli uomini del Gico (Nucleo di polizia tributaria) della Guardia di Finanza del capoluogo che, coordinati e diretti dalla Divisione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica, stanno eseguendo tredici misure cautelari in carcere nei confronti di altrettante persone considerate affiliate alla cosca di ‘ndrangheta degli “Acri-Morfò”, che si si ritiene attiva nel territorio di Rossano Calabro, popoloso comune sullo ionio cosentino.

I DESTINATARI DEI PROVVEDIMENTI

In carcere: Salvatore Galluzzi, nato a Rossano nel 1976; Luigi Polillo, nato a Rossano nel 1982; Gabriele Edoardo Pometti, nato a Buenos Aires (Argentina) nel 1971; Giancarlo Pometti, nato Rossano nel 1977; Luigi Gustavo Pometti nato a Buenos Aires (Argentina) nel 1967; Mauro Salvatore Pometti, nato a Rossano nel 1977; Gennaro, Scura, nato a Cariati nel 1985; Andrea Tocci nato a Cariati nel 1985; Francesco Carbone, nato a Gioia Tauro nel 1978; Umberto Graziano, nato a Rossano nel 1984; Giuseppe Roberto Le Fosse, nato a Rossano nel 1984; Piero Vallonearanci, nato a Rossano nel 1985; Francesco Sommario, nato a Rossano nel 1975

I DETTAGLI DELLE OPERAZIONI “STOP” E “PICCOLI PASSI”

Gli inquirenti ritengono di aver smantellato una pericolosa organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di stupefacenti. Le indagini sono durate quasi due anni e oggi sono sfociate in due operazioni, denominate “Stop” e “Piccoli Passi” condotte dai carabinieri e dai finanzieri.

Tutto parte da un’altra operazione antimafia del 2009 quanto il Ros colpì i presunti vertici della cosca Acri-Morfò di Rossano e, in particolare, il latitante Nicola Acri (arrestato il 20 novembre 2010), accusati di associazione mafiosa e di numerosi reati, e conclusasi con una sentenza di primo grado del tribunale di Castrovillari confermata in Appello.

In quest’ambito, oltre a documentare il ruolo centrale del sodalizio nel panorama criminale cosentino, anche attraverso numerose alleanze con le locali ‘ndranghetiste del crotonese, le investigazioni evidenziavano il dinamismo del clan nel traffico di droga.

LA DROGA ACQUISTATA IN CAMPANIA E FRANCIA

I risultati ottenuti dai carabinieri nell’Operazione “Stop” avevano trovato conferma con le investigazioni eseguite dai finanzieri nel corso dell’altra indagine, “Piccoli Passi”. Lavorando in sinergia le due forze ritengono così di aver individuato i canali di approvvigionamento della droga in Campania e Francia. In alcune circostanze, lo stupefacente sarebbe stato acquistato anche nel quartiere Timpone Rosso di Cassano allo Ionio, roccaforte del clan Abbruzzese, con il quale la ‘ndrina rossanese avrebbe costruito una alleanza basata sulla commissione di omicidi ed estorsioni. Gli inquirenti, poi, avrebbero documentato il pieno controllo da parte della cosca rossanese, della rete locale di distribuzione della cocaina e dell’eroina, e dei relativi profitti. Infine, sarebbe stata accertata un’altra attività di distribuzione dello stupefacente in altre piazze extraregionali.

Tra i principali indagati vi sono persone considerate esponenti di primo piano della cosca rossanese, tra cui il latitante Salvatore Galluzzi, arrestati a Vigevano nel febbraio del 2011. Proprio le conversazioni intercettare durante la latitanza documenterebbero come Galluzzi, attraverso i suoi presunti sodali (Francesco Sommario, Umberto Graziano, Luigi Polillo e Gennaro Scura) gestisse i traffici illeciti a Rossa, e tra questi anche quello degli stupefacenti.

I SOCIAL NETWORK PER SFUGGIRE AGLI INVESTIGATORI

Durante le indagini gli inquirenti hanno documentato l’utilizzo, da parte degli indagati, di schede telefoniche cosiddette "dedicate" o "citofoniche" intestate a prestanome stranieri, e l’utilizzo dei social network così da non essere intercettati dagli investigatori. Si sarebbe infine scoperto che consumatori abituali di droga, indebitatisi con gli spacciatori, avrebbe fatto ricorso addirittura a finanziamenti con istituti di credito per pagare le somme dove e per le quali avevano già consegnato, a garanzia, degli assegni bancari.

Le indagini sono state coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dal sostituto Saverio Vertuccio.

(Aggiornata alle 13:45)