La Boldrini in Calabria: “immigrati una risorsa”. E sul Ponte, “altre le priorità”

Cosenza Attualità

L’occasione è stata quella di un convegno dal titolo importante: “Donne, Mezzogiorno, Europa”, ma anche l’opportunità per affrontare una serie di tematiche d’attualità che hanno spaziato dal valore della politica, alla violenza sulle donne, passando per l’immigrazione e le infrastrutture.

Il presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, ha preso parte all’evento di oggi nell’Aula Magna dell’Università della Calabria che, tra l’altro, ha visto assegnare ad una dottoranda calabrese, Alessia Tuselli, una borsa di studio messa a disposizione grazie ai diritti d’autore dell’ultimo libro della stessa Boldrini, “Lo sguardo Lontano”. Un testo quella della Presidente della Camera (edito da Einauti) che si racconta tutto nel sottotitolo: “Perché la politica torni a essere una speranza, un servizio, una passione”.

La Boldrini, soffermandosi poi con i giornalisti, ha rinnovato l’intenzione di recarsi anche a Melito di Porto Salvo, cittadina balzata alle cronache per la violenza sessuale subita da una ragazza all’epoca minorenne, ribadendo come lo Stato, soprattutto in questi episodi, debba essere ancor più vicino alle comunità che si ribellano al male.

Non è mancato poi un accenna all’emergenza immigrazione ed ultimo ma non per importanza, l’argomento infrastrutture, piuttosto caro alla gente di Calabria “sballottata” tra gli ormai “storici” annunci quando di un completamento dell’A3 Salerno-Reggio, quando della imminente costruzione del Ponte sullo Stretto.

Saluto innanzitutto il Rettore, professor Crisci; saluto e ringrazio il centro “Women Studies, Milly Villa”, che tanto si è adoperato per mettere in piedi la borsa di studio con i proventi del mio libro “Lo sguardo lontano”. Un libro uscito quasi due anni fa, che ho voluto scrivere a metà legislatura anche per raccontare il lavoro faticoso dell'istituzione, di una politica che crede nei valori e che spesso non viene raccontata dalle cronache. E ringrazio in particolare la professoressa Vingelli e gli altri membri della commissione esaminatrice, la professoressa Petrusewicz e il professor Fiorita. Saluto anche tutti gli altri relatori e il direttore del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, professor Raniolo. Oltre a tutte le autorità presenti, fra le quali vedo anche diversi colleghi deputati. E naturalmente saluto e faccio i miei complimenti a Alessia Tuselli, la giovane di Vibo Valentia e dottoranda alla Federico II di Napoli, alla quale è stata assegnata la borsa di studio, nell'abito del progetto "la violenza contro le donne: educazione alla prevenzione e linguaggio di genere". Naturalmente saluto e ringrazio voi ragazzi e ragazze. Vedo che siete tantissimi, non solo universitari ma –mi dicono- anche giovani studenti delle superiori. Questo mi fa davvero molto piacere.” È con queste parole che ha fatto il suo esordio all’Unical Laura Boldrini.

“Fatemi tornare sul tema della borsa di studio.- Prosegue la Boldrini - Partiamo dal linguaggio: di certo avrete notato che ormai sta diventando quasi normale dire ministra, sindaca, ingegnera o architetta. Ma fino a pochissimo tempo fa non era affatto così, c'erano resistenze culturali nel declinare al femminile determinate professioni, soprattutto se riguardavano ruoli di vertice. Mentre ad esempio non c'è mai stata alcuna resistenza a dire contadina, operaia o infermiera.”

“Ho voluto quindi dare un segnale di attenzione a questo territorio. –Riprende la Boldrini - E’ da qui, dal Mezzogiorno e da questa regione in particolare, che secondo la Svimez parte il più alto numero di giovani che non vi fanno ritorno. Questa perdita definitiva di capitale umano costituisce un ulteriore impoverimento per il Sud: meno capitale umano, meno talenti, meno ripresa. Fanno male ad esempio le percentuali di Almalaurea (il consorzio interuniversitario a cui aderiscono 73 atenei italiani e il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e che ogni anno produce un rapporto sullo stato delle Università italiane - ndr): 30% di iscritti in meno proprio al sud dal 2003 al 2015. Appena il 3% in meno al Nord. Ma devono far riflettere anche i dati più recenti, relativi al 2015, di Eurostat: in Italia solo il 17,6% della popolazione ha un'istruzione universitaria, al sud appena il 14,9, a fronte del 30% della media europea. Questi e molti altri dati su quello che il professor Gianfranco Viesti definisce il “declino” delle Università, mi hanno spinta a venire qui. Ad accendere un riflettore sull’Università del meridione e della Calabria in particolare. Sono infatti convinta che non può funzionare un’Italia a due velocità: un nord produttivo ed economicamente più forte e un sud debole e disagiato, con fasce di povertà assoluta che superano il 10%. Anche perché, gli studi dimostrano, che la crescita del Sud vuol dire crescita per l’intero Paese. Dunque il Mezzogiorno deve tornare a far parte dell’agenda politica dei governi nazionali. Allo stesso tempo però ritengo che le classi dirigenti del Sud debbano sfruttare al meglio le risorse di cui dispongono. E mi riferisco soprattutto ai fondi strutturali europei: perché è inaccettabile che in tempo di crisi questi fondi non vengano spesi o vengano spesi male, senza un vantaggio concreto sulla qualità della vita delle persone. Spenderli bene vuol dire anche far capire ai cittadini il valore aggiunto dell'essere europei. Perché se oggi noi possiamo riqualificare i centri storici, continuare ad avere colture tradizionali, non vivere in città troppo inquinate, mangiare cibi controllati e non tossici è perché rispondiamo ad una serie di regole europee, mirate a tutelare il patrimonio culturale, le tradizioni e la salute delle persone. Anche questa è Europa, non solo quella che sicuramente non ci piace. Quella delle misure di austerità che non ci hanno consentito in questi anni di crescere e hanno provocato perdite di posti di lavoro e crescenti diseguaglianze.”

“Sono di pochi giorni fa – continua il presidente della Camera - i dati della Fondazione Migrantes: nell’ultimo anno oltre 107mila italiani sono andati all’estero per studio o per lavoro, quasi la metà dei quali sono giovani. E la stima è parziale perché basata esclusivamente sugli iscritti all’Aire, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero. Le statistiche dai singoli stati Ue dicono ben altro: in Germania, ad esempio, si conta un numero di italiani quattro volte superiore rispetto a quello riportato dall’Aire. Non solo: è emerso anche che, a differenza del passato, non si lascia l’Italia solo per una questione di bisogno economico : si va via anche per riuscire a fare carriera. Ed è proprio questa la tendenza che va invertita. Deve essere possibile fare carriera anche Italia, anche al Sud. In altre parole si tratta di costruire le condizioni per cui l’andare via o il tornare siano sempre frutto di una libera scelta. C’è poi un altro aspetto importante, anzi fondamentale, per chi voglia affrontare una moderna questione meridionale: la condizione femminile al sud. Ecco perché ho voluto che le donne fossero al centro della borsa di studio. Il primo dato che balza agli occhi, prima ancora dei dati sulla violenza di genere – purtroppo uniformi sul territorio nazionale - è quello relativo all’occupazione.”

“La ministra Boschi, - ha aggiunto - in audizione alla Camera proprio una settimana fa -nella commissione Jo Cox contro il discorso d'odio e le discriminazioni- ha spiegato che sta lavorando a ridefinire l’intesa con gli enti locali perché le risorse vengano meglio distribuite. Ma qui in Calabria avete anche una legge regionale sui centri antiviolenza e le case rifugio, che è addirittura del 2007, cioè ben prima della Convenzione di Istanbul - approvata dal Parlamento in questa legislatura- pietra miliare contro la violenza di genere. Riuscire a finanziarla, tra le mille difficoltà di questa terra che certo non ignoro, sarebbe un segnale davvero importante. D’altra parte non possiamo dire alle donne “denunciate!” se poi le lasciamo sole,- afferma- senza reti di salvataggio.”

“Penso, ad esempio, alla solitudine della ragazzina di Melito, -aggiunge - che ha subito per anni la violenza del branco in assoluto silenzio. In quel caso un silenzio familiare innanzitutto, dovuto anche alla paura di denunciare il figlio di una potente famiglia di 'ndrangheta. Per questo ho accolto con convinzione l’invito del Presidente Oliverio ad andare alla manifestazione che si terrà proprio lì, il prossimo 21 ottobre. Perché è un dovere delle istituzioni esserci,- conclude- manifestare vicinanza e solidarietà alle vittime, e dire no all'indifferenza.”

(Aggiornata alle 17:00)