Ente no profit o palestra? Per la Gdf evadeva il fisco, tassati i ricavi non dichiarati

Vibo Valentia Cronaca

Un’associazione sportiva che operava nel settore fitness e dello sport dilettantistico annoveratasi come un ente non commerciale così da poter beneficiare delle agevolazioni fiscali previste dalle leggi di settore. In realtà la classificazione giuridica avrebbe mascherato l’attività di una vera e propria palestra


Risultava come un ente no-profit ma in realtà sarebbe stata un’attività commerciale in piena regola “mascherata” con lo scopo di evadere il fisco. È questo quanto ritengono i finanzieri della Compagnia Vibo Valentia, che impegnati su tutto il territorio provinciale in un’approfondita attività di controllo, nei giorni scorsi hanno concluso una verifica nei confronti di un palestra che operava come associazione sportiva senza scopo di lucro per ottenere le agevolazioni corrispondenti.

Affinché quest’ultime si possano applicare, però, le associazioni devono, ovviamente, rispettare alcuni requisiti come quello di non perseguire uno scopo di lucro, di sottomettersi all’obbligo di non distribuire utili anche indirettamente, di devolvere il patrimonio in caso di scioglimento e di basarsi su un’effettività del vincolo associativo fra i soci.

Prescrizioni, queste, che secondo le fiamme gialle non troverebbero alcuna applicazione nel caso dell’attività controllata. Si sarebbe difatti rilevato come i soci della stessa associazione sarebbero stati in realtà dei semplici “clienti” ignari di risultare tali ai fini fiscali, anche perché non avrebbero mai partecipato alle assemblee periodiche o alla nomina dei rappresentanti; inoltre, il titolare dell’attività figurava come un collaboratore dell’associazione percependo compensi per l’attività svolta.

I militari hanno poi constatato che l’ente, al termine di ciascun anno solare, non avrebbe approvato alcun bilancio o rendiconto economico-finanziario, così come invece prescritto dalla legge. Pertanto si è proceduto al disconoscimento di quello che è stato definito uno schermo associativo riqualificando l’associazione come una vera e propria attività commerciale. I compensi considerati come percepiti indebitamente, quantificati in oltre 100 mila euro, sono stati segnalati all’ufficio finanziario competente come materia imponibile sottratta a tassazione.