Atto Aziendale Asp, Panedigrano: “nessun miglioramento per la sanità lametina”

Catanzaro Salute

Riceviamo e pubblichiamo.

L’attuale Direttore Generale dell’ASP di Catanzaro ha sicuramente il merito di aver col suo atto aziendale respinto al mittente l’insulso diktat dell’ultimo Piano di Rientro Scura e Urbani sulla chiusura di fatto del Servizio Trasfusionale del nostro ospedale e di aver rintuzzato qua e là qualche altra amenità del genere. Ma questo non gli consente di magnificare come rivoluzionario l’impianto complessivo dell’atto aziendale, perché si tratta purtroppo di un atto che in sé non apporta alcun miglioramento per la sanità lametina.

E’, invece, e non poteva che essere, una programmazione che si limita a cristallizzare quella situazione attuale che tutti, a cominciare dal Presidente Oliverio, riteniamo sia da superare per evitare un inesorabile e rapido declino dei nostri servizi sanitari e del nostro ospedale in particolare.

Si tratta, infatti, di un atto aziendale che intanto nel campo della medicina territoriale da una parte ratifica la permanenza oltre che dei distretti sanitari di Catanzaro e Lamezia anche di quello, sottosoglia, di Soverato, con un inspiegabile e grave spreco di risorse pubbliche, e dall’altra non avvia l’indispensabile integrazione territoriale che è la migliore risposta al bisogno di salute.

Nel campo della medicina ospedaliera lascia invece integri sul tappeto tutti i nodi irrisolti.

Ed il primo di questi nodi è che, nel mentre si sta avviando la programmazione a Catanzaro di una realtà ospedaliera con numerose eccellenze, tutte rivolte a bacini di utenza di oltre 400 mila abitanti (ben più della popolazione dell’intera provincia di Catanzaro), il nostro ospedale non può essere considerato una realtà a sé stante, lasciata a competere ad armi impari con i reparti doppi e tripli dell’azienda sanitaria ospedaliera, di quella universitaria e delle cliniche private di Catanzaro.

Questo popò di strutture ospedaliere, per la loro eccessiva vicinanza, gravitano inevitabilmente nello stesso bacino d’utenza del nostro ospedale, risucchiandone i potenziali pazienti. E quindi limitarsi a mantenere lo status quo significa soccombere.

Per questo bisogna chiedere che il Direttore Generale, Dr. Perri, vada oltre l’approvazione dell’atto aziendale, partendo dal dare il rendiconto sull’impiego delle risorse assegnate all’ASP. Dopo il periodo buio della gestione Talarico-Mancuso, in cui non si è mai riusciti a conoscere modalità e finalità della spesa, sarebbe un buon segnale, una vera inversione di rotta verso una effettiva partecipazione democratica.

Se il DG chiarisse le modalità di assegnazione ad ogni distretto dei fondi disponibili per la sanità territoriale e i criteri con cui vengono distribuiti i poco meno di 200 milioni di euro che dovrebbero essere impegnati sulla ospedalità, Sindaci e Cittadini avrebbero modo di sapere come, dove e perché questi soldi vengano spesi. Capirebbero quanta parte delle risorse assegnate all’azienda provinciale di Catanzaro viene impegnata in quel territorio lametino che è il 39% dell’intera area provinciale, memori che l’ex ASL di Lamezia Terme aveva una assegnazione di circa 168 milioni di euro/anno. E capirebbero soprattutto se il DG ha avviato indispensabili processi di differenziazione tra l’offerta sanitaria lametina e quella sovrabbondante e stritolante di Catanzaro.

Per parte nostra intendiamo programmare un incontro tra i sindaci del Lametino, le istituzioni locali, i Dirigenti della azienda sanitaria provinciale e i Cittadini per far fare chiarezza su questi temi.

Così come chiediamo chiarezza alla Regione sia sulla effettiva destinazione dei 20 milioni di euro previsti nel recente patto per la Calabria (perché quello che i lametini non potranno accettare è la dispersione di quella cifra in mille rivoli, dovendone esigere la finalizzazione a precisi obiettivi di rilancio del nostro ospedale), sia sui recenti ulteriori finanziamenti regionali verso il Centro Protesi INAIL, perché quella struttura non ha futuro se viene destinata a riabilitazione e per questo bisogna pretendere che l’INAIL si attivi per realizzare quello che è stato progettato e già in buona parte realizzato: cioè una officina protesica e l’attività ospedaliera di riabilitazione post-protesica.

Nicolino Panedigrano, Comitato salviamo la sanità del lametino - Tribunale dei diritti del malato

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