Spoglio in tribunale. Ma in quale Repubblica delle Banane esiste una città come Crotone?

Crotone Politica

Ma in quale ‘Repubblica delle Banane’ esiste una città come Crotone, che conta 50.073 elettori, dove ormai a tre giorni dalla chiusura dei seggi elettorali ancora non si conoscono i risultati definitivi ed ufficiali del voto popolare, gli stessi che costituiscono la base giuridica certa e assoluta per permettere, nell’intervallo previsto dalla legge, il successivo turno di ballottaggio, avendone scrutinate 64 su 73 complessive?


Si resta veramente basiti davanti a quello che sta accadendo di fronte all’ennesimo ‘caso Crotone in cui la democrazia sovrana invece di essere suggellata dai timbri di sicurezza della legalità e dell’imparzialità, aspetta ancora con il fiato sospeso un risultato che rischia di essere per tanti altri versi e motivi fortemente appannato da quanto incredibilmente è accaduto in nove seggi ‘pesanti’.

Pesanti poiché non si tratta di noccioline bensì di oltre 6 mila voti che potrebbero rideterminare complessivamente o parzialmente l’assetto assoluto e percentuale di una conclusione che si vorrebbe far passare come una verità definitiva assegnata dagli atti.

Sta di fatto che confondendo la cronaca con la politica, e quindi in qualche modo incidendo sul sistema stesso delle garanzia di certezza e imparzialità, si vorrebbe far passare un episodio grave quale è l’interruzione dello scrutinio finale come un mero incidente di percorso che ancora non si sa nemmeno bene da chi generato o causato, laddove sono dovuti intervenire i funzionari della Polizia di Stato e della Questura di Crotone nonché i dirigenti della Prefettura che hanno fatto sigillare plichi e seggi ingiungendo ai Presidenti di consegnare ogni materiale immediatamente agli uffici del Tribunale.

Ci sono cose che le competenti autorità della Prefettura, che certo hanno fatto bene, devono comunque chiarire all’opinione pubblica ma prima di tutto all’intero corpo elettorale votante che, a questo punto, si presenta scosso e insicuro del corretto svolgimento di ogni operazione elettorale.

Proprio perché abbiamo la certezza che tutto si sia svolto nella norma e che gli apparati del Comune, della Prefettura e più complessivamente del Ministero degli Interni hanno agito con precisione, riteniamo che sia ovviamente utile chiarire tutte le fasi dell’accaduto se cioè si è trattato di disservizio, d’imperizia o, perché no, come si diceva un tempo, di ipotetici e speriamo soltanto fantasiosi brogli elettorali.

C’è bisogno di garanzie, di trasparenza anche di ogni controlleria del caso non fosse altro perché siamo in distretti ambiti, in una realtà sociale dove il voto di scambio è potenzialmente latente e sempre pronto ad attivare i suoi meccanismi più pericolosi.

Ora, sia chiaro che qui non si intende affatto ingenerare sospetti o quant’altro in materia ma solo evidenziare che quanto sta accadendo avviene in uno scenario sociale ed economico dove la voce “voto di scambio” da quel che si sa non è dunque una sconosciuta ma costituisce, insieme a quella dell’inquinamento mafioso del voto, il quadro abbastanza ordinario di una realtà svantaggia in cui, per fortuna, il sistema democratico resta ampiamente immune.

Proprio in ragione del possibile contenzioso che potrebbe sollevarsi sarebbe il caso di chiarire e chiudere in fretta questa parentesi da cui potrebbero scaturire ulteriori incertezze, veleni, contrapposizioni e sospetti. Si tratta poi di capire come sarà possibile far ripartire alla ‘bell’e meglio’ una campagna elettorale monca di alcuni giorni e rimasta praticamente sospesa insieme ai plichi non chiusi depositati in Tribunale.