Referendum costituzionale, a Longobucco nasce il comitato per il Si

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Dopo anni e anni di sforzi vani, il Parlamento della XVII Legislatura è riuscito a varare con una larga maggioranza – quasi il sessanta per cento dei componenti di ciascuna Camera in ognuna delle sei letture – una riforma costituzionale che affronta efficacemente alcune fra le maggiori emergenze istituzionali del nostro Paese. – Aderendo e rilanciando le ragioni sottese al manifesto firmato da oltre 180 fra professori universitari, studiosi e ricercatori, tra esperti di diritto costituzionale, di storia contemporanea e di scienze sociali, è stato costituito a Longobucco il Comitato per il Sì al Referendum Costituzionale di Ottobre 2016.

Fa riferimento al Presidente della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale, Domenico Bevacqua (Zona Dem), fanno parte del neo costituito Comitato Enzo Licciardi, Daniela Romano, Giuseppe Forciniti, Antonio Curia, Giuseppe Campana, Natale Via, Filomena Deluca, Caterina Simari, Domenico Caputo, Francesco Pio Filippelli, Giuseppe Filippelli E Marianna Licciardi.

"Tra gli obiettivi di quanti sostengono il Sì al Referendum – ribadisce il Comitato di Longobucco – vi è il superamento dell’anacronistico bicameralismo paritario indifferenziato, con la previsione di un rapporto fiduciario esclusivo fra Camera dei deputati e Governo ed un nuovo Senato che delinea un modello di rappresentanza al centro delle istituzioni locali. – Ed ancora, i procedimenti legislativi vengono articolati in due modelli principali, a seconda che si tratti di revisione costituzionale o di leggi di attuazione dei congegni di raccordo fra Stato e autonomie, dove Camera e Senato approvano i testi su basi paritarie, mentre si prevede in generale una prevalenza della Camera politica, permettendo al Senato la possibilità di richiamare tutte le leggi, impedendo eventuali colpi di mano della maggioranza, ma lasciando comunque alla Camera l'ultima parola.

"La riforma del Titolo V della Costituzione, inoltre, ridefinisce i rapporti fra lo Stato e Regioni nel solco della giurisprudenza costituzionale successiva alla riforma del 2001, con conseguente incremento delle materie di competenza statale. Nello stesso tempo la riforma tipizza materie proprie di competenza regionale, in gran parte leggi statali limitate alle fissazione di disposizioni generali e comuni . – I poteri normativi del Governo vengono riequilibrati, con una serie più stringente di limiti alla decretazione d’urgenza introdotti per evitare l’impiego elevato che si è registrato nel corso degli ultimi anni e la garanzia, al contempo, di avere una risposta parlamentare in tempi certi alle principali iniziative governative tramite il riconoscimento di una corsia preferenziale e la fissazione di un periodo massimo di settanta giorni entro cui il procedimento deve concludersi. Il sistema delle garanzie viene significativamente potenziato. Viene operata una decisa semplificazione istituzionale, attraverso l’abolizione del Cnel e la soppressione di qualsiasi riferimento alle province quali enti costitutivi della Repubblica".

Infine – conclude il comitato per il sì di Longobucco – lo sforzo per ridurre o contenere alcuni costi della politica è significativo: 220 parlamentari in meno (i senatori sono anche consiglieri regionali o sindaci, per cui la loro indennità resta quella dell’ente che rappresentano); un tetto all’indennità dei consiglieri regionali, parametrata a quello dei sindaci delle città grandi; il divieto per i consigli regionali di continuare a distribuire soldi ai gruppi consiliari; e, senza che si debba aspettare la prossima legislatura, parimenti alle due novità precedenti, la fusione degli uffici delle due Camere e il ruolo unico del loro personale".