Operazione “Santa Fè”, sequestro beni per un presunto trafficante internazionale

Reggio Calabria Cronaca

Beni per un valore di oltre un milione di euro sono stati sequestrati dal Gico della Guardia di finanza di Catanzaro e dallo Scico di Roma che hanno eseguito un provvedimento del Gip su richiesta dalla Dda di Reggio Calabria


È considerato un trafficante internazionale; nel giugno dell’anno scorso, venne arrestato insieme ad altre 33 persone nell’ambito della maxi operazione antidroga denominata “Santa Fè”. A carico del soggetto è stato dunque eseguito il provvedimento che ha visto sequestrargli beni, del valore stimato in un milione di euro, composti da nove fabbricati e cinque terreni a Gioiosa Jonica, tre autovetture e un’azienda agricola sempre a Gioiosa.

Le indagini, condotte dagli investigatori del Gico e dello Scico, avrebbero consentito di ricostruire in capo all’indagato un notevole complesso patrimoniale (costituito appunto da immobili, autovetture e aziende) che sarebbe stato posseduto tanto direttamente quanto attraverso dei prestanome e il cui valore è apparso sproporzionato rispetto alle capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari.

Il soggetto era dunque finito in manette nel corso dell’operazione “Santa Fè” condotta dalla sezione Goa del Gico di Catanzaro e dallo Scico di Roma in sinergia con la Dea americana e con la Guardia Civil spagnola. Il blitz aveva sgominato un’organizzazione internazionale di narcotrafficanti e portato al sequestro di oltre quattro tonnellate di cocaina purissima.

Il filone italiano dell’inchiesta, diretta dalla Dda di Reggio Calabria, aveva evidenziato contatti, alleanze e collaborazioni tra gruppi criminali della Locride e quelli dell’area tirrenica, rispettivamente la cosca Aquino-Coluccio di Marina di Gioiosa Jonica e quelle Alvaro di Sinopoli e Pesce di Rosarno. Gli investigatori ritennero allora che i principali promotori dell’organizzazione fossero Francesco Di Marte, Antonio Femia, Nicodemo Fuda ed i fratelli Vincenzo e Giuseppe Alvaro, ritenuti “punti di riferimento e capisaldi storici” del narcotraffico internazionale nella piana di Gioia Tauro, nella Locride e nel versante tirrenico aspromontano.