Istat: più occupati, ma forte squilibrio di genere e territorio

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Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione scende di 0,8 punti rispetto al 2014, riportandosi dopo due anni sotto il 12%. La riduzione interessa entrambe le componenti di genere, ma risulta più rilevante per le donne. Rimangono forti le differenze territoriali, con un tasso nel Mezzogiorno di poco inferiore al 20%. I dati sono del rapporto "Noi Italia" dell'Istat, diffuso oggi. Nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato (74%). Sale al 14% l'incidenza del lavoro a termine nel 2015, più alta nelle regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%).

Cresce di poco la quota di occupati a tempo parziale (18,5%), con una distribuzione piuttosto uniforme sul territorio nazionale. In Europa, questa modalità di occupazione è diffusa soprattutto nei paesi nordici (50,3% l'incidenza nei Paesi Bassi nel 2014), mentre lo è poco nei paesi dell'Est di più recente adesione all'Unione. Nel 2015 il tasso di disoccupazione dei giovani 15-24enni scende al 40,3%, 2,4 punti percentuali in meno rispetto a un anno prima. Il livello massimo si registra nel Mezzogiorno (54,1%), soprattutto in Calabria, dove arriva al 65,1% e fra le ragazze (58,1%). Poco meno di sei disoccupati su dieci (58,1%) cercano lavoro da oltre un anno, in riduzione dal 60,7% del 2014. Il calo della disoccupazione di lunga durata interessa oltre la metà delle regioni e ha coinvolto soprattutto le donne.

Il tasso di mancata partecipazione, che tiene conto di quanti sono disponibili a lavorare pur non cercando attivamente lavoro, si attesta al 22,5% nel 2015, in rallentamento di 0,4 punti sul 2014. La riduzione è leggermente maggiore nel Mezzogiorno, anche se in questa ripartizione il valore rimane più che doppio rispetto al Centro-Nord.

ISTAT: PIL PRO CAPITE SUD È QUASI LA METÀ DI QUELLO DEL NORD

Il Pil pro capite del Mezzogiorno è quasi la metà di quello del Nord. Data una media nazionale nel 2014 di 25.256,7 euro, al Sud il Pil pro capite è pari a 16.761,8 euro, mentre al Nord Ovest a 30.821,1 euro. Al Centro è pari a 28.098,8 e al Nord Est a 29.734,2 euro. Tra il 2013 e il 2014 l'incidenza della povertà - relativa e assoluta - è risultata sostanzialmente stabile, si legge ancora nel rapporto. La povertà relativa coinvolge circa un decimo delle famiglie residenti, quella assoluta il 5,7%.

Nel 2013 le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto (esclusi i fitti imputati) pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese. Il valore varia sensibilmente sul territorio: la provincia autonoma di Bolzano registra il livello più elevato, 17.500 euro in più rispetto al Molise, la regione con il valore più basso. I paesi dell'Ue28 presentano notevoli differenze in termini di diseguaglianza. Nella graduatoria in ordine decrescente, l'indice di concentrazione colloca l'Italia al decimo posto (0,324), con un valore poco più elevato di quello medio europeo (0,309).

Lungo la Penisola è la Sicilia a mostrare la concentrazione dei redditi più alta, con un indice pari a 0,365, mentre Il reddito è più equamente distribuito in Valle d'Aosta e in Friuli-Venezia Giulia. Nel 2014 l'indicatore di grave deprivazione materiale segna una riduzione, interessa l'11,6% delle persone (12,3% nel 2013). Il valore del Mezzogiorno (19,9%, oltre 4 milioni di individui), per quanto in forte diminuzione, è più elevato di quello rilevato in tutto il Centro-Nord (7,2%, quasi 3 milioni di individui). (AGI)