Maxi sequestro alle cosche di ‘ndrangheta, sigilli a beni per 500 milioni: anche il “Due Mari”

Catanzaro Cronaca

La Guardia di finanza di Catanzaro ha portato a termine, stamani, un’importante operazione di servizio in materia di criminalità organizzata che ha permesso di eseguire un maxi sequestro di beni, per un valore stimato in ben 500 milioni di euro, nei confronti di una cosca operante nella provincia.

Le indagini sono state eseguite dal nucleo di polizia tributaria delle fiamme gialle del capoluogo e riguardano, in particolare, il clan Iannazzo, attivo nel lametino. Numerosi i beni oggetto del provvedimento e ubicati tra Lamezia, Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria: quote societarie, terreni, appartamenti, fabbricati, automezzi, rapporti bancari, attività commerciali. Tra questi vi sarebbe anche il noto centro commerciale dei “Due Mari” di Maida, di cui è proprietario l’imprenditore Franco Perri, che gli inquirenti ritengono vicino alla cosca.

I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE “NETTUNO”

IL SEQUESTRO è stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale su richiesta della Dda (la Direzione distrettuale antimafia) del capoluogo ed eseguito dal Gico (il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) che ha effettuato un’intensa attività di polizia giudiziaria, di natura economico-finanziaria, sul conto di vari soggetti che sono considerato “organici” ai “Iannazzo”: condotti anche accertamenti bancari a livello nazionale, intercettazioni telefoniche e verificate anche le dichiarazione di numerosi collaboratori di giustizia.

La cosca, il cui capo storico ed attuale sarebbe Vincenzino Iannazzo, detto “Moretto”, è attiva principalmente nella città di Lamezia Terme e, più precisamente, a Sambiase, luogo che - secondo gli inquirenti - sarebbe il suo “centro nevralgico e zona elettiva di influenza”, estendendosi anche in alcuni comuni limitrofi, insieme alla cosca alleata dei Giampà, la quale, prima che venisse completamente disgregata dalle imponenti azioni giudiziarie eseguite nei suoi confronti (da ricordare in tal senso le operazioni “Medusa” e “Perseo”), a partire dal luglio 2011 in poi, era particolarmente influente a Nicastro, Feroleto, Pianopoli, Maida, fino a Marcellinara.

L’EVOLUZIONE DEL CLAN DAGLI ANNI 80 AD OGGI

I Iannazzo, spiegano gli investigatori, nel corso degli anni ‘80, in occasione della prima guerra di mafia lametina, aderirono alle famiglie mafiose sambiasine, via via trasformandosi fino a costituire, ancora oggi, quello che i militari definiscono “un esempio tipico di mafia imprenditoriale", capace cioè di avvalersi anche di un fittissimo reticolo di imprese (sia in Calabria che in tutta Italia) intestate o comunque riconducibili ad esponenti della famiglia stessa e attive nel settore delle costruzioni, in particolare delle forniture e del movimento terra, ma anche in altri campi commerciali.

L’attività investigativa è stata indirizzata verso una duplice direzione. Da un lato, su specifica delega della Dda, ci si è rivolti a numerosi soggetti denunciati dalla Squadra Mobile di Catanzaro. Sono stati così effettuati accertamenti economico-patrimoniali nei confronti di 65 persone fisiche e 44 giuridiche e che avrebbero consentito di arrivare al sequestro di svariati beni mobili (automezzi, rapporti bancari, quote societarie), immobili (appezzamenti di terreni, appartamenti, fabbricati), oltre che complessi aziendali relativi ad attività commerciali in svariati settori economici (dalle calzature, alle costruzioni, al commercio di autoveicoli) che sarebbero nella disponibilità di personaggi ritenuti “verticistici” della cosca Iannazzo, tra i quali il pluripregiudicato Antonino Davoli (49enne di Sambiase), Pietro Iannazzo (40 anni, e figlio di Francesco, assassinato nei primi anni ’90 a seguito di un agguato di stampo mafioso) e Antonio Provenzano (41).

IL RUOLO DI FRANCESCO PERRI

L’altra parte delle indagini ha visto attuare invece una complicata attività info-investigativa diretta a riscontrare gli elementi indiziari offerti da diversi collaboratori di giustizia. Gli inquirenti ritengono di aver così delineato la figura di Francesco Perri (47 anni), uno degli imprenditori di maggior rilievo dell’intero territorio calabrese, che - è la tesi dei militari - avrebbe instaurato con la cosca “Iannazzo” e, in particolare, col presunto boss Vincenzino, quello che i finanzieri definiscono “un solido e proficuo rapporto … tale da poter essere definito imprenditore colluso”.

Le indagini delineerebbero come a fronte di un ben più vasto patrimonio imprenditoriale vantato da Perri, fosse il comparto relativo alla grande distribuzione alimentare ad essere maggiormente “inquinato”. Da ciò è scaturito l’interesse investigativo nei confronti delle società che operano in questo settore non solo in provincia di Catanzaro ma anche in quella di Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia.

I BENI SEQUESTRATI

I risultati di tale attività, condivisi dal GIP, hanno portato al sequestro preventivo di beni mobili ed immobili nonché degli interi complessi aziendali relativi alla maggior parte delle attività economiche che operano nella grande distribuzione alimentare, e riconducibili al gruppo Perri, dislocate in 4 delle 5 province calabresi: tra cui appunto il Centro Commerciale “Due Mari” di Maida, ma anche l’“Ipermercato Midwai” e “La Nuova Nave”, con sede entrambe a Lamezia Terme.

Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta, come dicevamo, a oltre i 500 milioni ed è costituito da molteplici rapporti bancari; 92 immobili; 27 tra autoveicoli e motocicli, 25 quote societarie e 25 complessi aziendali riferibili a 16 attività d’impresa (molti dei quali riconducibili al gruppo di Perri).

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