Maxi operazione nel lametino, sequestrati beni per 11 milioni

Catanzaro Cronaca

Una importante operazione è stata eseguita stamani dal Gruppo della guardia di finanza di Lamezia Terme, nel catanzarese, che sta portando al sequestro di beni, per un valore di circa undici milioni di euro, appartenenti ad un presunto usuraio.

IL PROVVEDIMENTO è stato emesso dal Gip di Lamezia, su richiesta della Procura e si basa sulle informative del gruppo dei finanzieri. La misura patrimoniale è stata attuata nei confronti di un imprenditore del posto, la cui notevole e rapida ascesa economica e finanziaria ha insospettito le “fiamme gialle”, che ritengono che l’elevato tenore di vita mantenuto e le sue importanti e recenti acquisizioni immobiliari non trovino riscontro adeguato nella redditività lecita dichiarata negli ultimi quindici anni.

Il sequestro di oggi è un ulteriore sviluppo - attuato questa volta sul piano patrimoniale - delle indagini di polizia giudiziaria che avevano già portato alla notifica, nei confronti dello stesso imprenditore, di un avviso di garanzia e di conclusione delle indagini preliminari in cui si contestavano, a vario titolo, l’usura e altri illeciti connessi.

In particolare, gli inquirenti ritenevano di aver acquisito elementi di prova, sulla base dei quali la Procura ha ravvisato la sussistenza delle ipotesi di reato di usura ed esercizio abusivo del credito a danno di tre vittime, le quali, a fronte di prestiti in denaro da parte dell’indagato, gli avrebbero corrisposto interessi tra oltre il 51 ed il 93 per cento annuo. Concluse le attività investigative, finalizzate ad accertare le presunte condotte illecite, i finanzieri hanno concentrato l’attenzione verso il notevole patrimonio accumulato in breve tempo dall’imprenditore, per verificare se lo stesso rappresentasse il normale frutto dei redditi da attività aziendali svolte o se derivanti da attività illecite. In proposito, gli accertamenti patrimoniali e reddituali delle fiamme gialle, dimostrerebbero che i beni sequestrati siano appunto di un valore sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati.

Le indagini, durate circa un anno, sono peraltro risultate particolarmente complesse, in quanto hanno riguardato, oltre alla posizione dell’indagato, anche quella del suo nucleo familiare, della sua famiglia d’origine, di altri soggetti collegati e di tredici aziende avviate dall’imprenditore sotto forma di società di persone, di capitali e ditte individuali.

Nel corso delle investigazioni, le fiamme gialle hanno quindi approfondito decine di migliaia di movimentazioni finanziarie effettuate su oltre cento conti correnti e depositi bancari ed hanno dovuto rapportare i flussi economici registrati in un periodo temporale di circa quindici anni con le dichiarazioni reddituali non solo dell’indagato, ma anche delle aziende e delle persone fisiche comunque a lui collegate, oltre che con la documentazione contabile delle società a lui riconducibili o partecipate (di diritto o di fatto). Inoltre, nel contesto, le fiamme gialle hanno dovuto ricostruire compiutamente una fitta rete di atti relativi a compravendite e trasferimenti di proprietà di terreni, fabbricati e quote societarie.

Nel corso delle investigazioni, è stata anche segnalata la presunta intestazione fittizia di alcuni beni ad un “prestanome”, che sie è visto recapitare, di conseguenza, un avviso di garanzia per intestazione fittizia di beni. Secondo la tesi dei militari, quest’ultimo, apparentemente “terzo”, avrebbe avviato un’attività commerciale, sopportandone le ingenti spese, in un periodo in cui non poteva avere affatto capacità finanziarie tali da poter compiere gli investimenti e che le necessarie provviste, di fatto, sarebbero state invece fornite dall’indagato principale. Anche i beni considerati come intestati fittiziamente al prestanome sono ovviamente rientrati tra quelli per i quali è stato disposto ed eseguito il sequestro.

Le investigazioni avrebbero comunque consentito di fornire alla magistratura elementi di prova per disporre il sequestro dei patrimoni ritenuti di origine illecita o ingiustificati nel loro possesso, il cui valore si attesta in circa undici milioni di euro e che sono composti da quattro ville lussuose a Lamezia Terme e dintorni; un complesso alberghiero; due gioiellerie; un ristorante; sette notevoli fabbricati (fra appartamenti e magazzini); tredici grossi appezzamenti di terreno, quasi tutti edificabili; tredici aziende, con tutto il loro patrimonio, di altrettante società operanti, fra l’altro, nel settore immobiliare e dell’edilizia; autovetture, anche di lusso; disponibilità finanziarie.

(Aggiornata alle 12:05)