150 mila ticket sanitari non riscossi, danno da 5 milioni di euro

Cosenza Cronaca

Circa 150 mila prestazioni di pronto soccorso ritenute “non urgenti” effettuate senza richiederne il pagamento del ticket sanitario. È quanto scoperto dalla Guardia di Finanza di Cosenza che, effettuato un controllo sul corretto pagamento del contributo sanitario previsto per le prestazioni erogate da una struttura ospedaliera pubblica, prestazioni classificate come codici bianchi o verdi, ha constatato che sarebbe stata omessa la riscossione del ticket per oltre 4,7 milioni di euro. È così scattata anche la segnalazione alla Corte dei Conti di quattro funzionari considerati responsabili di danno erariale.

Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria hanno eseguito un’analisi dei processi amministrativi di riscossione del contributo dovuto dai singoli fruitori dal 2011 al 2014; sono state esaminate, nel complesso, oltre 370 mila prestazioni, selezionate in base al codice di accesso che viene attribuito al paziente attraverso il metodo del Triage, utilizzato all'arrivo dei pazienti in pronto soccorso e che gli consente di usufruire delle cure in base alla priorità delle proprie condizioni. Il grado di urgenza è rappresentato da un “codice colore” assegnato all'arrivo, dopo una prima valutazione medica, distinto in quattro classi principali: bianco, verde, giallo e rosso.

Il codice bianco identifica il paziente che non necessita del pronto soccorso e può rivolgersi al proprio medico. Il codice verde valuta invece l’utente con lesioni che non interessano le funzioni vitali ma che vanno curate. In entrambi i casi, mutuando la legislazione nazionale (la Finanziaria 2007), la Regione Calabria, con una delibera della Giunta Regionale ha previsto la partecipazione del cittadino alla spesa sanitaria.

Infatti, per ogni accesso in pronto soccorso definito come codice bianco o verde è dovuta una quota fissa di 25 euro, quando l'attività sia limitata alla valutazione clinica ed agli accertamenti da parte del sanitario del pronto soccorso, elevata fino ad un massimo di 45 euro in caso di prestazione specialistica.

Nel corso degli anni, per rendicontare e contabilizzare il contributo sanitario, l’ente ospedaliero si è dotato di un programma informatico che, tuttavia, sarebbe stato utilizzato solo per la registrazione anagrafica dei pazienti, senza annotazione di ulteriori notizie o dati utili come ad esempio le prestazioni ricevute, le diagnosi o altro ancora.

L’intero iter assistenziale seguito dal paziente veniva, invece, registrato manualmente così come la ricostruzione dei finanzieri di tutti gli accessi al pronto soccorso avvenuti in codice bianco o verde, effettuata documento per documento. Ricostruzione risultata ancora più difficoltosa a causa del fatto che numerosi pazienti, prima delle dimissioni, non avrebbero riconsegnato la scheda di presentazione al pronto soccorso contenente i dati relativi alla prestazione erogata.

Un lavoro complesso che ha comportato l’esame di migliaia di prestazioni e centinaia di migliaia di documenti e che si è concluso con la constatazione - secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle che comunque potrà essere rivalutata dall’organo competente sulla base delle eventuali controdeduzioni dell’ente ospedaliero - che solo il 4,3% dei ticket dovuti sono stati pagati e che il mancato incasso è stato, appunto, di oltre 4,7 milioni.