Estorsione ad imprenditore edile, tre persone arrestate a Reggio Calabria

Reggio Calabria Attualità

Ieri pomeriggio, il personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa in dal GIP su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a conclusione di un’attività di indagine, ha tratto in arresto Fortunato Caracciolo, di 25anni, Sebastiano Musarella, di 37 anni (pregiudicato, coinvolto nelle operazioni “Eremo” e “Araba Fenice”) e Domenico Neri, 35enne, ritenuto persona di estrema fiducia di Giovanni Maria De Stefano, elemento di vertice dell’omonima cosca di ‘ndrangheta.

Gli indagati, tutti di Reggio Calabria, sono accusati di avere commesso, in concorso fra loro e con altre persone allo stato ignote, un’azione estorsiva nei confronti di un noto imprenditore locale. Inoltre è contestata la circostanza aggravante di avere commesso il fatto con modalità mafiose ed al fine di favorire la ‘ndrangheta ed in particolare le famiglie egemoni nel rione “Archi” della città dello Streto.

In particolare, i tre si sarebbero recati tre volte presso il cantiere edile della vittima, in Corso Garibaldi a Reggio, dove l’uomo aveva iniziato dei lavori di ristrutturazione di un immobile acquisito ad un’asta giudiziaria ed avrebbero rivolto agli operai, presenti sul luogo, una prima volta, l’espressione minacciosa: “qui non si lavora più” ed “il titolare dovrebbe sapere a chi rivolgersi” ; e, la seconda volta, “di’ al tuo principale di andare dove lui sa e mettersi in regola”. Infine, Musarella e Neri avrebbero espresso la seguente minaccia: “digli a Ignazio Ferro (capocantiere) di andare a parlare ad Archi, perché se oggi stesso non va a parlare, da domani non lavora più nessuno qua, anzi anche voi operai non vi azzardate a presentarvi in cantiere”. I fatti sarebbero stati commessi tra il 2 e il 23 settembre e il 16 e 20 ottobre scorsi.

I tre uomini sarebbero stati riconosciuti attraverso l’analisi delle immagini tratte da un impianto di videosorveglianza. “La vicenda - commentano gli inquirenti - evidenzia l’importanza della collaborazione dei cittadini per una pronta risposta della Giustizia e per un contrasto efficace ad una ‘ndrangheta sempre più arrogante e oppressiva”.