Rapporto Svimez, occupazione in crescita. Calabria al palo

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Tra la fine del 2014 e i primi due trimestri del 2015 sembra essersi determinata una decisa inversione di tendenza sul mercato del lavoro, che riguarda anche il Mezzogiorno. Con il secondo trimestre del 2015 la crescita tendenziale dell'occupazione prosegue per il quinto trimestre consecutivo. Rispetto al secondo trimestre del 2014, gli occupati crescono al Sud di 120 mila unità (+2,1%) e di 60 mila unità nel Centro-Nord (+0,4%). La ripresa riguarda tutte le regioni tranne la Calabria, e interessa essenzialmente i settori agricolo e terziario. E' quanto emerge dal rapporto Svimez 2015 sull'economia del Mezzogiorno presentato oggi alla Camera.

Il tasso di disoccupazione, spiegano, flette leggermente scendendo a livello nazionale al 12,1%: la riduzione riguarda esclusivamente le regioni del Centro-Nord (-0,2 punti), mentre al Mezzogiorno resta al 20,2%. La dinamica più accentuata nel Mezzogiorno nei primi due trimestri dell'anno in corso va valutata con un po' di cautela per il fatto che l'andamento nei primi due trimestri del 2014 era stato ancora particolarmente negativo. In ogni caso, si tratta di un segnale incoraggiante, che testimonia come anche il Sud stia beneficiando dei primi segnali di ripresa produttiva e delle misure di decontribuzione fiscale sulle nuove assunzioni "standard".

La crisi iniziata nel 2008 lascia in eredità al Sud un vero e proprio "tracollo" dell'occupazione: tra il 2008 ed il 2014 infatti il Mezzogiorno ha registrato una caduta dell'occupazione del 9%, oltre sei volte superiore a quella del Centro-Nord (-1,4%). Dei circa 811 mila posti di lavoro persi in Italia dal 2008 al 2014, ben 576 mila si sono registrati nel Mezzogiorno: pur avendo ormai una quota sul totale degli occupati di circa il 25%, al Sud si è concentrato oltre il 70% dei posti di lavoro persi a livello nazionale. Da segnalare che nel settore pubblico il Sud perde 147mila posti di lavoro, mentre il Centro-Nord ne guadagna 82mila. Crescono i posti di lavoro per gli stranieri, e più al Sud (+67% a fronte del +31,7% del Centro-Nord).

Negativa invece la dinamica dell'occupazione femminile: -3,2% contro +1,9% del Centro-Nord. Nel 2014 gli occupati in Italia sono cresciuti rispetto al 2013 dello 0,4%, pari a 88.400 nuovi posti di lavoro. La crescita si concentra però esclusivamente nelle regioni del Centro-Nord (+133mila) mentre continua il crollo del Mezzogiorno (-45mila). Il numero degli occupati del Sud è sceso così a 5,8 milioni, sotto la soglia simbolica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche delle basi di dati.

Sempre per effetto della crisi del 2008 la povertà assoluta in Italia negli ultimi anni è più che raddoppiata, sia nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord. Se dal 2005 al 2008 i poveri assoluti in poveri Italia non raggiungevano i due milioni di persone, nel biennio 2013-2014 si sono superati i 4 milioni. In particolare la povertà assoluta sul totale della è passata dal 2008 al 2013 dal 2,7% al 5,6% nel Centro-Nord, e dal 5,2% al 10,6% al Sud. Nel 2014 la povertà assoluta ha smesso di crescere nel Centro-Nord ed è leggermente diminuita nel Mezzogiorno. Il rallentamento è dovuto verosimilmente all'erogazione del bonus di 80 euro mensili ai lavoratori dipendenti nella seconda metà dell'anno, per la parte destinata alle famiglie povere. Nel 2013 inoltre se nel Centro-Nord si è trovato esposto al rischio di povertà 1 persona su 10, al Sud il dato invece è di 1 persona su 3.

A livello regionale, al Sud, la forbice è compresa tra il 16,5% dell'Abruzzo e quasi il 42% della Sicilia. In Sicilia sono quindi a rischio povertà oltre 4 persone su 10. Nelle altre regioni meridionali, sono a rischio oltre il 30% dei cittadini lucani, molisani e calabresi; anche il 37% dei campani si trova in questa situazione. Il rischio di povertà è significativamente più alto al Sud soprattutto per le famiglie con minori, e per quelle giovani, con o senza figli. Più esposte al rischio anche le famiglie con un solo percettore di reddito. Tristemente, non basta avere un lavoro per uscire dal rischio povertà. In questo senso interessanti indicazioni vengono fornite dalle diseguaglianze di reddito. Nel Centro-Nord oltre il 50% delle persone guadagna dall'80 al 100% del reddito medio regionale; al Sud questo vale solo per una persona su cinque. Al contrario, il 61,7% delle persone guadagna al massimo il 40% del reddito medio, con punte del 66% in Campania, del 70% in Molise, e addirittura del 72% in Sicilia.

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