Nati-mortalità aziende: Crotone prima provincia per tasso di sviluppo

Crotone Attualità

Il secondo trimestre del 2015, si apre con un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni di imprese, pari a 247 unità. A determinarlo hanno concorso 423 iscrizioni di nuove imprese (43 in più rispetto alla stessa rilevazione del 2014) e 176 cessazioni di imprese esistenti (nel periodo considerato, non si registrano cancellazioni d’ufficio).

Questo genera un tasso di crescita positivo dell’1,46%, che colloca la nostra provincia in 1^ posizione, nella classifica generale per tassi di crescita provinciali. Un primato assoluto e nuovo per la storia economica di questo territorio. Le altre province calabresi ottengono buone posizioni: 5^, 6^ e 7^ posizione rispettivamente per Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza, mentre Reggio Calabria, si ferma alla 45^ posizione.

Per le iscrizioni si tratta del dato migliore dell’ultimo triennio; mentre per le cessazioni il dato è migliorativo rispetto al 2013.

Guardando alle forme giuridiche, in termini assoluti l’aumento del saldo è da ascrivere alle società di capitali, che con un saldo positivo di 56 imprese in più, generano un tasso di sviluppo pari al 2,02%.

Le altre forme, sostanzialmente cooperative e consorzi, con un saldo di solo 8 imprese, registrano un tasso di sviluppo dell’1,64%. Le ditte individuali registrano 335 nuove iscritte, ed un tasso di sviluppo positivo pari all’ 1,48%; positivo, seppure minimo, il saldo delle società di persone (6 unità, ed un tasso di sviluppo pari allo 0,35%).

Circa la forma giuridica le attività imprenditoriali della nostra provincia rimangono rappresentate prevalentemente da ditte Individuali, che ammontano a ben il 70,6% del tessuto imprenditoriale dell’intera provincia.

A seguire, le società di capitali con il 16,4% del totale e le società di persone, che rappresentano il 10,1% del totale delle imprese. Più contenuta invece è la percentuale delle altre forme giuridiche, che rappresentano il 2,9% del tessuto imprenditoriale provinciale.

“Non possiamo che guardare con soddisfazione ai dati positivi che giungono dalle rilevazioni inerenti la demografia delle imprese – sono le parole del Presidente della Camera di commercio di Crotone Alfio Pugliese – Il saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni attesta la capacità dei crotonesi di reagire alla crisi e di mettersi in gioco facendo impresa. Al contempo, il particolare dinamismo delle società di capitali dimostra un fenomeno di consolidamento del tessuto economico indispensabile per qualsiasi idea di sviluppo”.

“Le rilevazioni positive – conclude Pugliese – non devono indurre le istituzioni a sedersi sugli allori. Anzi, questo è forse il momento più importante nella storia del tentativo di ripresa del nostro territorio, poiché è un momento in cui tutti gli attori sociali devono impegnarsi oltremisura per cogliere la scintilla dello sviluppo e valorizzarla con politiche sistematiche e a lungo termine”.

Il saldo positivo è da imputare principalmente alle imprese agricole (+160 imprese); a seguire le Imprese non classificate (+80 aziende); commercio all’ingrosso e dettaglio e riparazione autoveicoli e motocicli (+10 imprese); Altre attività di servizi (+4 unità); Attività dei servizi di alloggio e ristorazione e Sanità e assistenza sociale (+3 imprese); più contenuti i saldi positivi degli altri settori.

Pochi i comparti che registrano saldi negativi; tra questi da segnalare cui seguono, con grande distacco le imprese edili (-7 unità); attività manifatturiere e trasporto e magazzinaggio (-4 imprese).

Sostanzialmente stabili i restanti comparti. Il tessuto imprenditoriale crotonese è composto in misura prevalente da imprese che operano in attività di tipo tradizionale ed in particolare, il 26,8% degli imprenditori opera nel settore dell’ Agricoltura, il 25,9% nel Commercio, il 12,6% nelle Costruzioni.

A seguire, il 7,6% opera nelle Attività manifatturiere; il 5,9% nelle Attività dei servizi di alloggio e ristorazione. Esigua la percentuale degli altri settori, fatta eccezione per le Imprese non classificate che rappresentano il 7,2% dello stock al 30 giugno 2015.