Faida di Soverato, dopo 5 anni risolto l’omicidio di Ferdinando Rombolà

Catanzaro Cronaca

I Carabinieri di Catanzaro hanno notificando a quattro persone, già detenute, delle ordinanze di custodia cautelare in carcere con l’accusa di essere i presunti mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di Ferdinando Rombolà, il 40 enne ucciso il 22 agosto del 2010 a Soverato mentre era in spiaggia insieme alla moglie ed al figlio di un anno e mezzo.

I provvedimenti, emessi dal gip su richiesta della Dda, sarebbero il risultato delle indagini condotte dai militari dell’Arma che avrebbero fatto luce su una presunta faida tra le famiglie del soveratese.

Rombolà venne assassinato la sera d’agosto del 2010 da una persona che, mascherata con un casco da motociclista, gli sparò a bruciapelo quattro colpi di pistola calibro 7.65. L'agguato avvenne in un tratto di spiaggia libera e dove si trovavano decine di bagnanti. L'omicida si era poi allontanato a bordo di una moto di grossa cilindrata condotta da un complice, che venne ritrovata incendiata ad alcune centinaia di metri di distanza dal luogo del delitto, nei pressi dell'area dell'ex campeggio le Giare.

Da subito gli inquirenti ritennero che l'omicidio fosse legato alla faida dei boschi che, nei primi mesi del 2010, aveva mietuto oltre quindici vittime.

Secondo gli inquirenti, dunque, Antonio Pantaleone Gullà, sarebbe l'esecutore materiale dell'assassinio di Rombolà. Mentre Procopio Fiorito e Michele Lentini i mandanti dell'omicidio. I carabinieri di Catanzaro hanno inoltre arrestato Vincenzo Bertucci che si ritiene abbia fornito apporto logistico per l'agguato. Indagato anche il collaboratore di giustizia Bruno Procopio che avrebbe invece guidato lo scooter per portare i sicari sul luogo dell'agguato.

(Aggiornato alle 12:15)


h 18:31 | "Gli arresti di oggi - ha spiegato il procuratore aggiunto Bombardieri - rappresentano un punto fermo sulla presenza della criminalità organizzata nell'area del soveratese ed il seguito di un’attività giudiziaria che già ha avuto un primo riconoscimento da parte della Cassazione, che ha reso definitive le condanne per gli affiliati al clan Sia-Procopio-Tripodi coinvolti nell'operazione Showdown.

L'omicidio di Rombolà - ha aggiunto Bombardieri - si inserisce in una serie di fatti delittuosi iniziati con l'omicidio, nel 2008, in Lombardia di Carmelo Novella che aveva propositi autonomistici anche su Soverato. Poi è toccato a Damiano Vallelunga e da qui una lunga scia di sangue per arrivare a 15 fatti delittuosi nell'arco di poco più di un anno e mezzo".

Una guerra di 'ndrangheta che la giustizia ha affrontato praticamente con un unico magistrato, il pm Vincenzo Capomolla. Lo ha sottolineato nel suo intervento il procuratore aggiunto Luberto: "Questo è un territorio difficile in cui deve esserci un'affermazione forte dello Stato. A fronte di questo, però - ha rilevato il procuratore aggiunto - il lavoro che ha portato al risultato di oggi è stato svolto da un solo magistrato. Ancora oggi non c'è consapevolezza di quanto lavoro ci sia da fare".

L'omicidio di Ferdinando Rombolà, per il quale stamani i carabinieri del comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito 4 arresti, rappresenta, nella ricostruzione degli inquirenti, un tassello della drammatica faida scoppiata per il controllo delle attività illecite nel territorio di Soverato. Per gli investigatori il punto di partenza della lunga scia di sangue fu l'omicidio di Carmelo Novella, assassinato il 14 luglio 2007 a San Vittore Olone (Milano).

Il boss avrebbe pagato con la vita la sua decisione di rendere autonoma rispetto ai clan calabresi la struttura criminale, la "Provincia", messa in piedi in Lombardia. Novella avrebbe anche autorizzato l'apertura della "locale" di Soverato guidata dalle famiglie Sia-Tripodi-Procopio in contrapposizione con gli ex alleati del clan Gallace di Guardavalle.

Queste le radici della sanguinosa guerra, che vedrà cadere anche Damiano Vallelunga, alleato di Novella, a Riace. Poi si registrò un primo tentato omicidio ai danni di Vittorio Sia a cui fu data risposta dal clan avversario con la scomparsa di Giuseppe Todaro il 22 dicembre 2009 e con l'omicidio di Pietro Chiefari, il 16 gennaio 2010. Seguirono i tentati omicidi di Giuseppe Santo Procopio il 26 gennaio 2010 e nuovamente di Vittorio Sia (l'11 aprile 2010).

L'11 marzo dello stesso anno morì Domenico Chiefari, il 22 aprile viene ucciso il boss Vittorio Sia. L'11 giugno la risposta: a Gagliato furono freddati i gemelli Nicola e Vito Grattà. Il 15 giugno Santo Procopio subì un attentato nei boschi di Brognaturo. Lo stesso giorno, in una zona boschiva tra Brognaturo e Guardavalle, fu ucciso Salvatore Vallelunga, fratello del boss Damiano. Il 23 luglio 2010 fu ucciso a San Sostene Agostino Procopio, figlio del presunto boss Fiorito Procopio. A questo omicidio il gruppo Sia-Tripodi-Procopio rispose con il clamoroso agguato sulla spiaggia in cui muore Ferdinando Rombolà.

La sete di sangue dei clan non si sarebbe placata. Sempre nell'alveo della faida sarebbero da inserirsi, secondo gli inquirenti, la scomparsa di Franco Amato (il 26 settembre 2010), il tentato omicidio di Antonio Pantaleone Gullà e il tentato omicidio di Fiorito Procopio. E forse molti altri morti vi sarebbero stati se non vi fosse stato l'intervento dell'autorità giudiziaria con l'operazione "Showdown". (AGI)