Gli interessi economici della ‘ndrangheta. 9 arresti in Emilia e Lombardia

Crotone Cronaca

Società di capitali costituite per infiltrarsi nel tessuto economico non solo locale ma soprattutto nazionale. Questo il fulcro delle indagini - condotte dai carabinieri di Modena e Parma e dal Ros di Roma - sugli interessi della ‘ndrangheta “emiliana”, articolazione della cosca Grande Aracri di Cutro, nel Crotonese, che hanno portato stamani all’arresto di nove persone tra Emilia Romagna e la Lombardia ed al sequestro di aziende, beni ed attività commerciali ritenute nella disponibilità diretta della cosca e del valore complessivo di oltre 330 milioni di euro. Eseguite inoltre decine di perquisizioni in varie aree del territorio nazionale, anche a carico di liberi professionisti.

Tra i soggetti finiti in manette anche insospettabili prestanome. Tre dei destinatari della misura cautelare sono inoltre considerati esponenti delle 'ndrine emiliane attive nelle province di Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena con propaggini anche in quelle di Verona, Mantova e Cremona.

I REATI CONTESTATI, a vario titolo, sono quelli di trasferimento fraudolento di valori e reimpiego in attività economiche di denaro, beni ed altre utilità provento di attività illecite.

Il blitz è scattato intorno alle 4 di stamani ed ha visto impegnati oltre 300 militari, tra cui il Ros, col supporto di elicotteri ed unità cinofile. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip Alberto Ziroldi del Tribunale di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. I 9 destinatari sono considerati “appartenenti o fiancheggiatori” della ‘ndrangheta emiliana.

Nel mirino degli inquirenti il secondo livello della cosiddetta operazione Aemilia, l'organizzazione che tra Calabria e ed Emilia Romagna, secondo gli investigatori, era finalizzata a commettere diversi delitti (tra cui estorsioni ed usure) e ad acquisire la gestione e il controllo (diretti ed indiretti) di attività economiche.

L’organizzazione sarebbe stata anche attiva nei lavori per il terremoto che colpì l’Emilia nel 2012: sempre secondo gli inquirenti oltre ad acquisire appalti pubblici e privati avrebbe anche cercato di influenzare il voto in alcuni comuni nella provincia di Reggio e Parma.

L’attività investigativa è stata coordinata dal Procuratore Capo Roberto Alfonso e dai Sostituti Marco Mescolini e Beatrice Ronchi e si è sviluppata sul prosieguo dell’operazione “Aemilia” (che il 28 gennaio scorso portò all’arresto di 117 persone e di 224 indagati) e che individuò e disarticolò l’organizzazione ‘ndranghetista di Reggio Emilia ritenuta collegata alla cosca “Grande Aracri” di Cutro. Allora si sarebbe evidenziato come il clan fosse capace di infiltrarsi in vari settori dell’economia locale. Tra i coinvolti vi sarebbero anche professionisti e tecnici, insospettabili "colletti bianchi" ai quali veniva chiesto di operare per favorire gli interessi dell'organizzazione.

GLI ARRESTATI

Custodia cautelare in carcere: Nicolino Grande Aracri, Alfonso Diletto, Michele Bolognino e Giovanni Vecchi. Ai domiciliari: Domenico Bolognino, Jessica Diletto, Francesco Spagnolo, Patrizia Patricelli e Ibrahim Ahmed Abdelgawad. Tutti e nove sono indagati per trasferimento fraudolento di valori con l'aggravante di aver agito per agevolare l'attività dell'associazione mafiosa. Diello, Vecchi e Patricelli rispondono anche di impiego di denaro, beni o utilità di illecita provenienza.

I BENI SEQUESTRATI

Il sequestro preventivo ha colpito le società: Consorzio Europa (Brescello); Immobiliare BG (Reggio Emilia) Immobiliare Prestigio di Parma; Platino Immobiliare (Modena); D.S. Costruzioni (Brescello). Tutte considerate riconducibili a Diletto. Inoltre: la ISAVE Group e SAVE Engineering (Montecchio Emilia), Impregeco (Roma), SAVE International (Birzebbuga, Malta); su queste sarebbe emerso l'interesse diretto di Nicolino Grande Aracri. Sequestrata, ancora, una discoteca a Parma, La Para, riconducibile a Michele Bolognino.

La Save Group, la Save Engineering e la Impregeco, secondo gli investigatori sarebbero state dunque soggette al “potere di direzione gestionale e di impulso economico-finanziario di Alfonso Diletto” il cui consenso sarebbe stato “indispensabile per le decisioni di rilievo sostanziale adottate dagli organismi societari”.

Durante le indagini, poi, sarebbero emersi dei segnali di preoccupazione da parte dello stesso Diletto per un possibile sequestro patrimoniale, dopo quello già eseguito nel novembre 2013 a carico di Francesco Grande Aracri, fratello di Nicolino.

Eseguita inoltre una misura di prevenzione patrimoniale a carico di Palmo Vertinelli, arrestato a gennaio scorso nell'operazione "Aemilia". Il provvedimento, che va ad integrare un precedente sequestro beni per 9 milioni di euro del 24 febbraio, colpisce altre due aziende (la Vertinelli, impresa edile che opera a Reggio Emilia e Crotone, e l'Edilizia Costruzioni Generali), 54 beni immobili, 12 autoveicoli e 20 tra rapporti bancari e finanziari.

Per gli inquirenti, i collegamenti tra le società sarebbero avvalorati dai significativi flussi finanziari tra la Save Group, la Save Engineering e la Impregeco, gestiti dai presunti prestanome Vecchi e Patricelli che sarebbero stati a conoscenza della riferibilità delle società a Diletto e dunque a Grande Aracri. Bolognino risulterebbe anch’egli referente di attività economiche di “derivazione illecita”; prestanome sono ritenuti ancora Abdelgawad, Jessica Diletto e Spagnolo.

CAPO PROCURA BOLOGNA: "PREOCCUPANTE IMPONENZA FORZE"

“Attraverso anche attività tecniche di intercettazioni siamo riusciti a dare un senso alla documentazione che era in nostro possesso. Abbiamo potuto appurare che l'attività era ancora in corso con indicazioni che venivano dal carcere": lo ha detto il procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso, a seguito degli sviluppi dell'inchiesta 'Aemilia contro la 'ndrangheta che ha portato all'esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare ed al sequestro di società, beni ed attività commerciali per un valore complessivo di oltre 330 milioni di euro.

Il capo della Dda felsinea ha poi fatto riferimento ad una intercettazione tra due persone contenuta nell'ordinanza del gip in cui si parla di circa 7mila calabresi su Reggio Emilia e di 3, 4mila su Parma. Una frase, questa l'interpretazione che ne dà il gip, con cui il primo informa il secondo interlocutore della presenza e dell'egemonia dell'organizzazione sul territorio. Questo "inquieta e preoccupa - ha sottolineato Alfonso - perchè quando due parlando tra loro uno dice all'altro: 'a Reggio Emilia sono circa 7mila e 3 o 4mila sono a Parmà io ho ragione di preoccuparmi. Si parla di persone che in qualche modo e a vario titolo sono vicine all'organizzazione. Il problema è relativo al fatto che l'organizzazione può contare su questa imponenza di forze".

Per quanto riguarda le società oggetto dei sequestri "sono aziende molto importanti - ha precisato Alfonso - in molti settori nevralgici delle attività economiche. Quindi, evidentemente, si parla di più rispetto a sole infiltrazioni". Il procuratore capo di Bologna lascerà a giorni l'ufficio per andare a dirigere, come procuratore generale, la Corte di appello di Milano. "Io cerco di fare il massimo - ha detto Alfonso - fino all'ultimo giorno. Siamo riusciti a dare un segnale importante. Abbiamo aperto una strada e tracciato un percorso e - ha concluso - spero che venga proseguito anche quando io non ci sarò". (AGI)

UDIENZA PRELIMINARE A BOLOGNA

L'udienza preliminare della cosiddetta inchiesta "Aemilia" contro il radicamento della 'ndrangheta sul territorio emiliano si farà a Bologna. Lo ha confermato il presidente del tribunale felsineo, Francesco Scutellari, precisando che, grazie alla disponibilità economica offerta dalla Regione Emilia Romagna, è stata individuata un'aula da allestire in un padiglione della Fiera.

"Sono molto soddisfatto di questo risultato - ha detto Scutellari - che è una prova di una positiva collaborazione tra istituzioni. Fare l'udienza fuori dal territorio della regione sarebbe stato uno 'schiaffo morale per una città come Bologna. La maxi-udienza a Bologna, sua sede naturale - ha concluso il presidente del Tribunale - è anche l'occasione per un'opera di sensibilizzazione ed educazione alla legalità".

La procura del capoluogo emiliano, nei giorni scorsi, aveva notificato avvisi di fine indagine a 224 persone e proprio per il numero alto di soggetti coinvolti si è reso necessario trovare un'aula bunker adeguata alle esigenze processuali e di sicurezza. Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ringraziando il presidente del Tribunale ha sottolineato: "quando la collaborazione tra istituzioni è profonda, come in questo caso si possono raggiungere risultati concreti in tempi brevi. Ho evitato le polemiche nei giorni scorsi, le voglio evitare anche ora: il nostro impegno per la legalità e la giustizia - ha concluso il governatore - continuerà a essere costante e centrale nell'azione di governo". (AGI)

(Ultimo aggiornamento 17:55)

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