Sbarco di immigrati nel crotonese, arrestati tre scafisti ucraini

Crotone Cronaca

Al termine delle indagini coordinate dal Pm di turno del Tribunale di Crotone, la Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Crotone e la Squadra Mobile pitagorica hanno arrestato tre presunti scafisti, di nazionalità ucraina e rispettivamente di 54, 44 e 35 anni d’età, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I tre erano stati fermati ieri a bordo di una imbarcazione a vela al largo della costa crotonese dopo aver trasportato dei migranti che sono stati ritrovati all’altezza della foce del fiume Neto.

Nella nottata tra sabato e domenica scorsi, 26 aprile, all’una di notte, un guardacoste della Finanza di Corigliano Calabro ed una vedetta di Crotone avevano intercettato e fermato un veliero sospettato di aver sbarcato, poco prima, dei migranti irregolari su una spiaggia. Si tratta di un’imbarcazione bianca con scafo in ferro, lunga circa 10 metri, battente bandiera ucraina.

L’operazione navale è stata diretta dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Vibo ed è scattata immediatamente quando una vedetta del Corpo, perlustrando il tratto di mare nei pressi della foce del fiume, ha notato la presenza in acqua di diversi giubbotti di salvataggio. Sul posto sono giunte altre due vedette della Finanza pitagorica che hanno effettuato una perlustrazione sottocosta. L’imbarcazione a vela, che è stata intercettata a circa 10 miglia dalla costa, mentre si dirigeva verso il largo dopo aver realizzato il trasporto illegale, è stata condotta presso il porto di Crotone per gli approfondimenti di indagine.

Pattuglie della Polizia di Stato e della Finanza di Crotone, hanno poi rintracciato a terra, nei pressi del luogo dello sbarco, circa 23 persone, di nazionalità Irachena, tutti in buono stato di salute che, successivamente, sono stati accompagnati presso il Cda di Sant’Anna.

Dall’attività investigativa è emerso che il veliero sarebbe partito dalle coste della Turchia circa una settimana prima di arrivare in Italia e che ogni persona trasportata avrebbe pagato per il viaggio una somma di circa 4 mila euro.

“L’uso delle barche a vela per trasportare migranti irregolari, provenienti dal Mediterraneo Orientale – dichiarano gli inquirenti - è un “Modus Operandi “ ormai consolidato, adottato da vere e proprie organizzazioni criminali transnazionali. Certamente l’arrivo di favorevoli condizioni meteomarine in questi ultimi giorni – concludono gli investigatori - ha riaperto i flussi migratori via mare, frenati dalla stagione invernale, diretti verso le coste calabresi”.


A FINIRE IN MANETTE sono stati Olexandr Dovbnya, 35 anni, Vasyl Zemlianski, 54 anni, Volodymyr Pachevsky, 45 anni. Gli arrestati sono stati individuati, sulla scorta delle indicazioni rese dagli altri migranti presso il Cda/Cara di “S. Anna” di Isola Capo Rizzuto, come i membri dell’equipaggio dell’imbarcazione che li aveva condotti sulle coste crotonesi.

Nello specifico, tali interviste hanno permesso di raccogliere inconfutabili elementi di prova circa la responsabilità di Zemlianski, riconosciuto tramite una fotografia, ed il quale, insieme agli altri due connazionali, aveva partecipato alle operazioni di conduzione del natante nonché del trasporto e sbarco, sulle coste calabresi, dei migranti rintracciati.

Quant’ultimo hanno riferito agli investigatori di essere partiti dalle coste Turche, sei giorni prima, alla volta dell’Italia a bordo di una imbarcazione a vela, con un solo albero e priva di vela, dietro pagamento di una somma di denaro.

Solo nel corso della serata, i cittadini ucraini, sentiti in presenza del loro difensore, hanno reso piena confessione sulle proprie responsabilità dichiarando di essere partiti dal porto di Babakale (Turchia) alla volta delle coste italiane, cinque giorni prima, utilizzando la barca a vela battente bandiera ucraina, con bandiera di cortesia Greca e con a bordo i cittadini extracomunitari.

Gli arrestati, su disposizione del Pm di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Catanzaro per rimanervi a disposizione dell’autorità giudiziaria.