Dacci una zampa e Randagio io: “approfondimenti sul canile di Mortara”

Reggio Calabria Attualità
Il canile di Mortara di Pellaro

"Le commissioni consiliari “Assetto del territorio” e “Controllo e garanzia” torneranno ad ascoltare i dirigenti comunali Carmelo Nucera, Fedora Squillaci e Carmela Stracuzza, a vario titolo interessanti nel procedimento relativo al canile di Mortara di Pellaro, la struttura conclusa nel 2006, più volte inaugurata, ma mai entrata in funzione, che nel luglio scorso i volontari di Dacci una zampa e Randagio io hanno rimesso in funzione, restituendola alla comunità". E' quanto scrive l'associazione Dacci una zampa.

"Una decisione - continua la nota - che non accoglie l’istanza del consigliere d’opposizione, Massimo Ripepi, che in maniera netta e chiara ha chiesto la sospensione del procedimento di assegnazione della gestione del canile in attesa faccia chiarezza, ma si attesta sulle più morbide posizioni del consigliere di maggioranza, Antonio Ruvolo, cui altri si sono accodati. Di fatto, un ulteriore passaggio interlocutorio che rimanda ancora una presa di posizione netta al riguardo, ma sembra aprire la strada ai necessari approfondimenti che possano ripristinare quanto meno una parvenza di legalità e trasparenza, in attesa che gli approfondimenti della Procura – che da tempo ha nel mirino l’appalto integrato di Mortara e può contare sugli esposti nel tempo fatti dalle associazioni al riguardo – facciano il loro corso".

“È un risultato importante, anche se probabilmente ad altre latitudini sarebbe stato scontato, – dicono i volontari – ma soprattutto è un risultato non per gli animalisti, quanto per i cittadini di Reggio Calabria. Noi oggi abbiamo posto delle questioni che vanno molto al di là della cura e della tutela degli animali, ma hanno a che fare con la legalità, la trasparenza, la svolta promessa da questa amministrazione”. Al riguardo, specificano i volontari delle due associazioni animaliste “ è da cittadini di Reggio Calabria, che pagano le tasse e quotidianamente contribuiscono alla crescita di questa città, che vogliamo sapere com’è possibile che una struttura che sorge su un terreno tutt’oggi intestato a due soggetti privati e mai formalmente acquisito al patrimonio indisponibile del Comune, non accatastata alla sezione fabbricati del catasto edilizio urbano –come il sito dell’amministrazione ci insegna condizione imprescindibile per il rilascio del certificato di agibilità – sia stata per due volte oggetto di bando, nonché al centro di una memoria difensiva depositata dall’amministrazione di fronte al Tar, senza che la cosa venisse neanche menzionata. Delle due, l’una: o chi se ne è occupato è incompetente perché non è stato in grado di leggere le carte che l’amministrazione ha a disposizione, o dobbiamo temere abbia qualcosa da nascondere”. Eppure, specificano da Dacci una zampa, che ci fosse qualcosa di strano riguardo la struttura di Mortara, era emerso già nel maggio 2012 quando l’allora amministrazione Arena si era determinata ad annullare un primo bando proprio a causa del mancato completamento della struttura, che da allora non è stata oggetto di nessun tipo di intervento. “Eppure – sottolineano da Dacci una zampa e Randagio io – risulta che alla struttura sia stata concessa l’agibilità nel luglio scorso, poi “corretta” ma confermata in settembre. E da profani ci chiediamo come questo sia possibile se è vero che la struttura non è nella disponibilità del Comune”. Per oltre due ore, i volontari hanno spiegato – carte alla mano – quale sia la paradossale situazione, trovandosi tuttavia più volte nelle condizioni di dover chiarire il vero nocciolo della questione: la necessaria e promessa legalità e trasparenza amministrativa. “Abbiamo sempre detto che quella per il canile è una battaglia di civilità e mai affermazione potrebbe essere più vera alla luce di quanto successo. La discussione in sede di merito del nostro ricorso al Consiglio di Stato, non elide la possibilità di chiedere chiarezza come cittadini, tanto meno emancipa l’amministrazione dalla necessità di sanare una concreta, reale, documentata illegalità”. A noi – dicono i volontari – “spesso è stato rimproverato di aver risposto all’illegalità con l’illegalità, ma come oggi in commissione, anche in questa sede vogliamo ribadire che l’unica cosa che ci si può imputare è di aver iniziato a utilizzare una struttura che noi cittadini abbiamo pagato, fornendo per mesi quei servizi cui toccherebbe all’Amministrazione provvedere, e facendo risparmiare alle casse pubbliche quasi centomila euro, che in questi mesi abbiamo raccolto grazie allo sforzo dei nostri volontari, agli eventi che abbiamo organizzato e cui la città ha risposto e alla solidarietà delle reti di assistenza e supporto che nel tempo abbiamo sviluppato in città e nel paese. Senza contare- aggiungono - ”. Nonostante il parziale risultato ottenuto in commissione, è un bilancio amaro quello che traggono oggi i volontari di Dacci una zampa e Randagio io. “Da dieci mesi combattiamo – in splendida solitudine, se non fosse per i cittadini che ci appoggiano – una battaglia per la ricostituzione dei servizi di base in ogni città civile, servizi che includono la lotta al randagismo. Eppure, lo stesso apparato burocratico che in passato ha perseverato nel rinnovare convenzioni con strutture interdette per mafia, oggi sembra divenire un insuperabile ostacolo allo slancio dei cittadini che semplicemente tentano di dare un contributo. E purtroppo la stessa amministrazione appare inerte al riguardo. È un quadro sconcertante e sconfortante, nel quale a nulla valgono e a nulla servono gli sforzi dei cittadini organizzati tesi a far crescere la città insieme all’amministrazione. Con buona pace delle promesse di democrazia e partecipazione che tante volte abbiamo ascoltato in campagna elettorale, oggi come in passato, si inibiscono gli sforzi e la volontà dei cittadini di tutelare un patrimonio collettivo, i cani della città".