Processo “Ricatto” a Vibo, una condanna e tre assoluzioni

Vibo Valentia Cronaca

Una condanna, una prescrizione e tre assoluzioni. Questa la sentenza del processo "Ricatto" sulla mancata costruzione del nuovo ospedale e sulla "sanitopoli" vibonese emessa oggi dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia dopo poco più di un'ora di camera di consiglio.

Il più importante processo istruito negli ultimi 10 anni a Vibo si è concluso con la condanna a 2 anni (pena sospesa) per il reato di truffa dell'imprenditore pugliese Domenico Liso, titolare del "Consorzio Tie" che avrebbe dovuto realizzare nel 2005 il nuovo ospedale cittadino. Prescrizione per lo stesso reato nei confronti di Domenico Scelsi, "braccio destro" di Liso, mentre l'ex dg dell'Asp di Vibo, Santo Garofalo, e l'ex rup del nuovo ospedale, Fausto Vitiello, sono stati assolti "per non aver commesso il fatto".

Tutti gli imputati sono stati poi assolti dai reati di turbativa d'asta, estorsione e finanziamento illecito al partito dell'Udc. Dall'accusa di corruzione sono stati assolti Enzo Fagnani, Garofalo, Liso, Scelsi e Vitiello. Liso dovrà inoltre risarcire i danni all'Asp di Vibo (parte civile nel processo). Sorpresa aveva destato la requisitoria in aula del pm Santi Cutroneo (succeduto nel 2011 nel processo al pm Fabrizio Garofalo), che aveva chiesto la prescrizione per tutti gli imputati, tranne per Liso (poi unico condannato) e Vitiello per i quali aveva invece chiesto l'assoluzione per tutti i capi di imputazione. (AGI)

16:45 l L'inchiesta "Ricatto" era scattata nel settembre del 2005 su indagini coordinate dal pm Giuseppe Lombardo (oggi pm di punta alla Dda di Reggio Calabria) e condotte sul campo dai luogotenenti dell'Arma dei carabinieri Nazzareno Lopreiato e Stefano Marando.

Un'inchiesta monumentale, con migliaia di atti e carte visionate, intercettazioni ambientali e telefoniche che avevano scoperchiato un presunto apparato di corruzione e tangenti attorno alla costruzione del nuovo ospedale di Vibo con il coinvolgimento di presunti settori deviati della massoneria, dell'Opus dei e di partiti politici nazionali.

Ben presto, però, la più importante inchiesta mai condotta dalla Procura di Vibo Valentia, da un caso di mala gestione delle risorse pubbliche è divenuto un caso di "mala giustizia". Trasferiti il pm Fabrizio Garofalo (che era succeduto nel processo a Lombardo) e nel 2012 anche il presidente del Collegio giudicante Giancarlo Bianchi, il processo si è infatti presto arenato dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia a causa dell'assenza di giudici (spesso assenti per malattia o corsi di aggiornamento), con rinvii su rinvii ed udienze a vuoto, tanto che il legale di parte civile dell'Asp, l'avvocato Luigi Ciambrone, lo scorso anno ha rinunciato al mandato dopo essere caduti nel vuoto i suoi continui appelli rivolti all'allora presidente del Tribunale di Vibo, Roberto Lucisano, affiche' assicurasse un Collegio stabile. (AGI)