Tentata estorsione a ditta nel Catanzarese, chieste due condanne

Catanzaro Cronaca

Due condanne a quattro anni e mezzo di reclusione e 800 euro di multa ciascuno sono state chieste oggi dal pubblico ministero nell'ambito del processo a carico di Rocco Mungo, imprenditore edile di Vallefiorita, e Domenico Strumbo, imprenditore di Girifalco, accusati di tentata estorsione aggravata nei confronti della società "Brulli energia Spa", impegnata nella realizzazione del parco eolico di Girifalco, nel catanzarese.

Ad oltre due anni dall'inizio del processo a loro carico oggi, davanti al tribunale collegiale di Catanzaro, il pubblico ministero ha tenuto la requisitoria concludendo con le richieste di condanna, cui è seguita l'arringa dell'avvocato Salvatore Staiano, difensore di Strumbo, che ha invece chiesto l'assoluzione del suo assistito.

Poi il rinvio al prossimo 19 gennaio per l'arringa dell'avvocato Arturo Bova, difensore di Mungo, e la sentenza. Secondo la tesi della pubblica accusa, nel maggio 2009 il rappresentate della "Brulli" sarebbe stato avvicinato da un uomo, Giovanni Bruno, successivamente ucciso in un agguato, il quale avrebbe richiesto alla ditta emiliana il pagamento di una somma di denaro con lo scopo "di agevolare la crescita del territorio" - nonostante né lui né alcuno dei suoi familiari fossero in possesso di terreni legati all'iniziativa -, nonché per evitare che succedessero "cose strane" nei cantieri.

A favorire questo incontro, sempre stando alle contestazioni, sarebbe stato proprio Mungo, insieme all'altro imprenditore, Strumbo, che con questa accusa era stato raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare in carcere il 17 maggio 2011.

Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, aveva a suo tempo chiesto la medesima misura cautelare anche per Mungo, ma il giudice per le indagini preliminari aveva accolto la richiesta per il solo Strumbo. Era seguito il ricorso della Dda al tribunale della libertà, che ha accolto l'impugnazione sostenendo che il quadro indiziario raccolto, oltre ad essere grave e concordante, avrebbe consentito ampiamente l'adozione della custodia cautelare, e così anche Mungo fu condotto in carcere il 3 novembre seguente. Il provvedimento fu poi confermato dal Riesame l'11 novembre, finché, il 22 dicembre, il gip lo revocò, accogliendo la richiesta dell'avvocato Bova, e rimise Mungo in liberta'. (AGI)