Santonocito, un ricordo di Italo Falcomatà

Calabria Attualità
Italo Falcomatà

"In una giornata di tardo autunno l’autobus percorre la strada tortuosa verso Reggio, mentre la pioggia sferza i vetri con lunghe gocce oblique in contraddizione con i fichi d’India che coprono i pendii e con il panorama stranamente grigio dello Stretto". E' quanto scrive Carmelo Santonocito, ricordando Italo Falcomatà.

"Un anziano dal viso cotto dal sole - continua la nota - incorniciato dai capelli ondulati e totalmente candidi come la neve è concentrato su una piccola foto che tiene tra le mani. Una lacrima gli riga il volto, seguendone le rughe: “Sono passati 13 anni ma è come se fosse ieri: Italo non si può dimenticare!” mi sussurra con voce stanca e triste. Una fotografia: una impossibile macchina del tempo. Un tentativo di frammentare uno scorrere continuo, regolare, inesorabile; di bloccarne una parte infinitesima, di estrarne un istante, di rendere quell'istante eterno…cioè fuori dal tempo. I vecchi album di fotografie emanano un fascino particolare, a partire dalle piccole e sbiadite immagini di tanto tempo fa, ingiallite da una patina tangibile lasciata dagli anni, dai lustri, dai decenni. Evanescenti come il loro ricordo, uomini dallo sguardo fiero e da autorevoli baffi a manubrio, con la mano sulla spalla di donne impellicciate dalle elaborate acconciature, parlano di epoche andate, sparite anche dalla memoria.

Con l’andar del tempo i volti raffigurati perdono man mano l’identità, divengono via via ricordi sempre più confusi con il succedersi delle generazioni fino a diventare ingialliti, pallidi e diafani visi di sconosciuti: chissà chi sono stati, chissà dov'erano, in quel momento lontano, chissà quale fosse l’occasione ritratta in quello scatto! Le promesse di eternità si sciolgono in fretta, come il profumo della zagara. Non sono, i nostri, tempi in cui le cose siano costruite per durare e in cui la memoria sfidi il tempo; nessun volto di Ramsete è più scolpito nella pietra per guardare negli occhi le generazioni future, lontane millenni. Tanto meno può sfidare il tempo una piccola fotografia che man mano svanisce, dimenticata in un vecchio, polveroso album di ricordi lontani.

Nella dimensione umana forse è nel cuore che la memoria si mantiene vivida, che i ricordi rimangono freschi e brillanti, che le immagini restano scolpite per sempre. Il fatto è che non tutte e non molte di quelle immagini e di quei ricordi riescono a trovare posto nel cuore; non molte possono trasformarsi in tratti scolpiti come nella pietra di Ramsete. Rari sono i casi in cui il miracolo avviene: “Sono passati 13 anni ma Italo non si può dimenticare”; il suo sorriso inconfondibile su di un volto indimenticabile, la sua voce calma anche nei discorsi più infuocati, le sue parole intrise di amore per la nostra Città… A volte pare di vederlo spuntare dietro un angolo delle nostre strade, magari di ritorno da un sopralluogo, e fermarsi a chiacchierare con un qualsiasi passante, non importa l’aspetto e la classe sociale… C’era una volta una Reggio antica, fatta di personaggi da tempo scomparsi che solo chi, purtroppo, ha una memoria lunga anni può ricordare; la Reggio dei piccoli chioschi di Piazza Carmine, la Reggio di Caramella, del Poeta Balia, con la strana rivendita – scatolone di libri usati davanti al Tempio della Vittoria; la Reggio dei fumetti di seconda mano del Grande Invalido… e tanti altri. Non vi era uno solo di questi piccoli protagonisti della microstoria della nostra Città con cui Italo non si sarebbe intrattenuto con cordialità, di cui non avrebbe ascoltato i problemi, i sogni, le speranze…e che non avrebbe cercato di aiutare con generoso sforzo. Questa è l’affettuosa fotografia scolpita nel cuore di Reggio, come il volto di Ramsete nella pietra. Insieme con l’anziano dai candidi capelli, anch'io mi sono sentito scorrere una lacrima calda, su quell'autobus verso Reggio, in una grigia giornata di tardo autunno, con la pioggia che sferza i vetri ed il panorama strano di uno Stretto cancellato dalla foschia; la foto di Italo non è ingiallita, né evanescente: “Sono passati 13 anni ma è come se fosse ieri: Italo non si può dimenticare".