Sciopero call center, in Calabria sono 15 mila gli addetti nel settore

Calabria Attualità

Slc Cgil Calabria: in piazza per chiedere regole e frenare emorragia occupazionale. Sono diverse le crisi occupazionale che stanno colpendo il settore call center in Calabria, con aziende costrette ad accedere agli ammortizzatori sociali per poter mantenere il perimetro occupazionale. Su tutte spicca quella di Infocontact con i suoi 1800 lavoratori circa.

Eppure la Calabria ha già visto la perdita di oltre 500 posti di lavoro nel primo semestre del 2014. Lavoratori a tempo determinato o in somministrazione non rinnovati a causa di esuberi dichiarati per carenza di attività. Oltre 1500 sono invece i lavoratori del settore che mensilmente subiscono riduzioni salariali derivanti dall’applicazione di contratti di solidarietà o cassa integrazione in deroga. 2500 inoltre i posti di lavoro persi nell’ultimo biennio in Calabria nel comparto dei call center in outsourcing.

Questi i numeri di una tragedia occupazionale che sta investendo il settore dei call center destinata a peggiorare se non si interviene immediatamente a porre un freno alle gare al massimo ribasso.

Le crisi occupazionali che stanno colpendo il comparto non sono sicuramente riferibili alla crisi economica ma unicamente all’assenza di regole. Su tutte la carenza di una normativa sui cambi di appalto che consente ai clienti di cambiare continuamente fornitore con l’unico scopo di abbassare il costo del servizio e aumentare i margini di guadagno delle imprese.

Per questo con forza saremo nuovamente in piazza il prossimo 21 Novembre per richiedere a gran voce l’applicazione anche in Italia della direttiva europea 23/2001 che prevede che i lavoratori seguano il lavoro nei cambi di appalto. Una normativa di buon senso che nel resto d’Europa sta proteggendo i lavoratori del settore dal liberismo sfrenato derivante dall’assenza completa di regole che invece contraddistingue l’Italia.

Tra l’altro la completa assenza di regole negli appalti sta causando spostamenti incontrollati di commesse da un azienda all’altra causando non pochi disagi a diverse realtà con la conseguente apertura di procedure di ammortizzatori sociali e la riduzione salariale per i lavoratori. L’assenza di rifinanziamento degli ammortizzatori sociali sono un altro dei motivi che ci spingeranno come Calabria a scendere in piazza, con maggior convinzione, il prossimo 21 Novembre. Sono circa 1500, infatti, i dipendenti di aziende del settore che attendono il finanziamento della cassa in deroga o dei contratti di solidarietà di tipo B e che ancora a fine 2014 non hanno visto erogate le misure di sostegno al reddito previste nell’anno.

Sconcertante l’atteggiamento del Governo che si era impegnato, ribadendolo anche in Calabria con il sottosegretario Teresa Bellanova, all’avvio di una normativa che comprendesse i temi della clausola sociale, ed al contrario a sottoposto a fiducia la legge delega sul Jobs Act che prevede licenziamenti e demansionamenti più facili, oltre alla deregolamentazione dei controlli a distanza.

Il Governo sta mostrando una grande inaffidabilità rispetto gli impegni assunti. Migliaia di lavoratori stanno perdendo in tutta Italia il posto di lavoro, con veri e propri drammi sociali determinati unicamente dalla volontà della politica di non recepire le normative europee che tutelano l’occupazione.

È giunto il momento di porre un freno a questo scellerato liberismo che sta causando la perdita di migliaia di posti di lavoro per questo invitiamo tutti a sostenere una battaglia di civiltà per la difesa occupazionale di un settore che, solamente in Calabria, contribuisce a far girare l’economia di questa regione con oltre 500 milioni di euro di salari redistribuiti in un anno.